SOSTIENI IL BLOG

I'LL BE A MUM! :-)

www.mammole.it Ticker
Visualizzazione post con etichetta multilinguismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta multilinguismo. Mostra tutti i post

LECCO - CORSO CLIL DI 1° LIVELLO - c (seguito di b)


7 c - L'input del docente
Il docente deve sempre preoccuparsi di monitorare attentamente e continuamente le proprie verbalizzazioni. Si ipotizza infatti che, per quanto concerne l'apprendimento linguistico, non solo la quantità, ma anche la qualità dell'input influisca sul grado di competenza e sulla velocità di acquisizione degli studenti.
Il docente dovrebbe quindi mettere in atto delle strategie verbali e non verbali che facilitino il compito di comprensione dello studente. Tali strategie si possono puntualizzare come segue:
• esporre in modo chiaro, articolando bene le parole, rallentando il ritmo dell'elocuzione senza arrivare comunque ad una produzione artificiale;
• porre l'enfasi con l'intonazione su alcuni punti, parole o espressioni salienti del discorso;
• controllare continuamente la comprensione degli studenti con domande mirate al suo accertamento
• ripetere i concetti più significativi o riformularli sia a livello sintattico che lessicale, parafrasare (la ripetizione e la ridondanza sembrano essere la variabile che più aiuta gli studenti nella comprensione).
• utilizzare gesti, mimica, supporti visivi o grafici;
• usare frequentemente la lavagna per annotazioni, schemi, parole chiave per evidenziare le idee fondamentali;
• fornire note scritte per accompagnare quasi in parallelo l'esposizione verbale;
• portare esempi concreti;
• ripetere per punti quanto già espresso ed annunciare quanto sarà trattato successivamente;
• riassumere
• interagire con gli studenti per costruire con loro il significato, modificando anche le proprie verbalizzazioni per sintonizzarsi sulla loro capacità linguistica. Nelle classi CLIL, l'interazione è un momento particolarmente importante;

All'insegnante spetta dunque la responsabilità di trovare il giusto equilibrio di difficoltà tra lingua e contenuto affinchè lo studente possa acquisire correttamente i contenuti disciplinari e nello stesso tempo controllare la sua produzione linguistica, mirando alla sua scorrevolezza (fluency), ma anche alla sua complessità e correttezza formale
.

8 - Caratteristiche di qualità di un sito web
La visita ad un sito web può essere un'esperienza molto fruttuosa, o al contrario frustrante e da dimenticare, a seconda di come è organizzato il sito stesso e dalla velocità con cui è possibile reperire quello che si cerca. Alcuni siti sono davvero user-friendly, facili da esplorare, altri sono dei grossi punti interrogativi dal punto di vista della logica sottesa alla loro costruzione; alcuni sono interattivi e ricchi di materiale da scaricare, altri al polo opposto non mostrano nemmeno le copertine dei libri (nel caso di siti di case editrici) o di altri materiali offerti. Le ricerche solitamente portano a scoperte interessanti - siti che sono miniere di informazioni e di opportunità - e a qualche frustrazione.
La seguente checklist mostra di quello che è utile/inutile trovare navigando in un sito:
1. per prima cosa, il sito web non deve essere un buco nero, cioè un sito dove si può entrare ma dal quale non si riesce più ad uscire: l'esperienza è frustrante e irritante e alla fine non si hanno alternative se non chiudere il browser, e si perde tutta la sequenza dei siti e delle pagine web visitati in precedenza (a meno di non averli salvati tutti nei Preferiti, operazione che non sempre ha senso effettuare). Così, se si era arrivati per vie non lineari (situazione tipica dell'ambiente internet) ad una pagina interessante non salvata a cui si vorrebbe tornare, bisogna ricominciare tutto daccapo e cercare di ricordare attraverso quali links di esplorazione ci si era arrivati durante il percorso (non sempre la “cronologia” si rivela utile);
2. le pagine dovrebbero aprirsi velocemente;
3. le pagine dovrebbero contenere soltanto informazioni utili. Ci sono pagine piene di testo di una certa lunghezza, la cui lettura solo dopo un po' si rivela inutile rispetto alla ricerca che si vorrebbe effettuare, con dispendio di tempo, di denaro e di pazienza;
4. il sito dovrebbe avere un banner superiore chiaro contenente chiavi di accesso davvero utili. Le chiavi ci sono quasi dappertutto (es.: contatti, news, links...), ma è vitale che il loro significato sia immediatamente chiaro e che portino a pagine davvero informative;
5. il sito dovrebbe essere organizzato in modo comprensibile a chi lo visita per la prima volta. Una mappa del sito è fondamentale, ma non sempre si trova, o se c’è non sempre è chiara e semplice orientarvisi;
6. i materiali dovrebbero essere di facile reperimento: il visitatore non deve applicare strategie sofisticate per riuscire a trovare quello che cerca: se c'è, sia facilmente accessibile, altrimenti meglio lasciar perdere;
7. la presenza di pagine interattive è decisamente cosa positiva. Alcuni siti di case editrici per-mettono anche di cliccare sulla copertina di una pubblicazione e di entrare alla pagina dei contenuti. Questo permette davvero di farsi un'idea dell'organizzazione di un libro e di ciò che contiene. Formidabile per favorire la decisione di un acquisto mirato;
8. la presenza di materiali scaricabili in formato .doc o .pdf è un altro criterio da preferire. Risorse già pronte per insegnanti sempre in lotta contro il tempo possono essere usate come attività supplementari. In genere si tratta di materiali (schede in formato A4) ben fatti che si possono salvare sul proprio computer e stampare al bisogno;
9. anche la possibilità di contattare qualcuno per e-mail è molto importante. Talvolta si ha bisogno di "parlare" con qualcuno dall'altra parte dello spazio virtuale per chiedere qualcosa di specifico;
10. infine, last but not least, c’è la grafica del sito: tutto aiuta una navigazione gradevole, anche l’aspetto estetico.

LECCO - CORSO CLIL DI 1° LIVELLO - b (seguito di a)


6 - Difficoltà verso la L2
Dobbiamo porci il problema di come evitare che la lingua nella classe CLIL diventi ostacolo, piuttosto che veicolo dell'apprendimento.
Le materie non linguistiche vengono ancora insegnate in modi parecchio antiquati e gli insegnanti tendono a trasferire questi metodi quando insegnano attraverso la lingua straniera: questo non deve succedere con il CLIL.

Gli alunni imparano un contenuto, ma nello stesso tempo imparano una lingua. “This means that they have less mental processing capacity than when learning through the L1. They cannot therefore do some classroom tasks without help. Teachers can give help where it is necessary either by making the task conceptually easier, so that the students can focus more on language; or they can make it linguistically easier so that the students can focus more on the concepts. It is not a good idea to make tasks conceptually easier very often: is too easy and not as good as the L2”. (Clegg)

Esistono due teorie diverse tra loro:
- esiste un legame diretto fra input comprensibile e acquisizione della L2 (Krashen) per cui la facilitazione deve essere massiccia
- affinchè ci sia crescita linguistica, bisogna che l'individuo noti forme grammaticali nell'input. Il notare è la premessa, il primo passo perché la forma in questione possa essere interiorizzata. (Le possibilità per notare sono ridotte in una situazione di CLIL proprio perché l'attenzione del discente è orientata sul messaggio piuttosto che sulla forma del messaggio).
Risulta evidente che l'individuo dovrebbe avere sempre una preferenza per la dimensione semantica a scapito di quella meramente formale.

Da quanto enunciato fin qui, è abbastanza evidente che il CLIL non va confuso con una traduzione, anche informale, di contenuti e metodi da una lingua all'altra. Non si tratta in alcun modo di presentare un contenuto o di esercitare un'abilità prima nella L1, poi nella L2. Lo svantaggio di questo sistema è abbastanza evidente: i discenti, non appena familiarizzano con il meccanismo, chiuderanno completamente occhi ed orecchie durante il momento della L2, sapendo che comunque potranno riservare tutte le loro attenzioni alla stessa attività in L1.
Resterebbe il fatto che il CLIL verrebbe in questo modo concepito come un semplice trasferimento di codice.
Uno dei gravi errori osservati risiede proprio nel code-switching, cioè dell'alternanza linguistica, da parte di insegnanti che utilizzavano in classe la lingua madre per fornire tutte le spiegazioni e la lingua straniera per introdurre le definizioni di nuovi concetti.

L’alternanza tra le lingue è buona cosa, ma deve avvenire in momenti ben definiti della lezione: ad esempio nei momenti di preview e/o review in L1 mentre il resto della lezione si svolge in L2.
Un ulteriore criterio per l'alternanza può essere rappresentato da interventi in momenti di difficoltà durante i quali la L1 può essere usata come sostegno. La lezione viene svolta nella L2 ma i momenti di difficoltà sono contrassegnati dall'uso della L1 per spiegazioni.

Wildhage, il cui motto è: "quanta L2 possibile, quanta L1 necessaria" (2002), ha contemplato i seguenti scenari riguardanti l'alternanza di L1 ed L2 e soprattutto l'intervento della L1 nella lezione CLIL sono i seguenti:
. quando devo comparare fonti, testi e lingua;
. se ci sono ambiguità linguistiche e soprattutto terminologiche;
. per precisazioni di contenuto;
. nelle fasi di discussione, in particolare per poter spiegare concetti centrali;
. nelle fasi di ripetizione e sintesi.
Più limitata, invece, ma pur sempre prevista, la funzione della L1 nel CLIL per Butzkamm .
Sulla base di numerose ricerche empiriche, egli si è occupato in particolare di questo problema, rivendicando un uso opportuno della L1 nell'insegnamento veicolare grazie a quella che lui chiama "strategia del pendolo", che prevede un'alternanza mirata tra le due lingue. Anche qui viene esclusa totalmente la possibilità che questo significhi proporre una versione doppia della lezione (prima L2 e poi L1 o viceversa), perché così facendo gli studenti inevitabilmente finirebbero per prestare attenzione solo alla versione più facilmente comprensibile, vanificando de facto l'esperienza del veicolare in sé. Nei suoi esempi il ruolo della L1 è presente in quelle occasioni in cui il solo uso della L2 compromette la comprensione: liste bilingui di vocaboli specifici, lavori di gruppo in L1, materiali di approfondimento in L1. In altre parole, la L1 sarebbe un supporto alla L2 (Mai viceversa!). La tesi finale di Butzkamm è che "qualsiasi alternanza linguistica deve essere motivata dal punto di vista metodologico e seriamente riflettuta" (2002)

L’attenzione al contenuto è fondamentale, ma anche l’attenzione alla lingua non può essere trascurata e non si può pensare che una maggiore esposizione alla lingua sia sufficiente per la sua interiorizzazione.
Wolff afferma: "E’ apparso chiaro nell'insegnamento in classe che, anche se la lingua dovrebbe sempre avere il secondo posto rispetto al contenuto, non per questo essa dovrebbe essere lasciata da parte. L'esperienza di immersione canadese, dove la lingua non veniva presa in considerazione, non ha dato i frutti positivi sperati, come ormai gli stessi esperti canadesi ammettono apertamente. Metodologicamente parlando in questi approcci il contenuto è centrale, ma il processo di apprendimento del contenuto è reso possibile dal fatto che nello stesso tempo si rendono accessibili i mezzi linguistici ad esso necessari (sia lessicali che strutturali)"
Per questo molti programmi CLIL prevedono un supporto linguistico sotto forma di ore dedicate all'insegnamento della L2, sia prima dell'inizio del CLIL che durante.
L'intervento dell'insegnamento di L2 deve essere non solo concordato, ma finalizzato a riempire quei deficit linguistici che impediscono in classe l'interazione in L2.
Gróne l'ha espressa con una formula efficace: "noi PARLIAMO inglese nella nostra lezione di GEOGRAFIA ed IMPARIAMO l'inglese nella nostra lezione di INGLESE".

Marsh sgombra il campo dall'idea, condivisa ancora da molti, che per poter insegnare un contenuto in una lingua straniera si debba essere un native speaker nella lingua straniera veicolare: "essere un "buon insegnante" che utilizza una lingua non materna per veicolare contenuti non linguistici non dipende dall'avere un alto livello di fluenza nella lingua straniera. Un insegnante con una conoscenza imperfetta della lingua può comunque ottenere un alto livello di eccellenza nella classe. Certo, la capacità di esprimersi senza intoppi sarà sempre un vantaggio, ma non porta di per sé buoni risultati. La buona pratica didattica ha più a che vedere con la presenza di un metodo che faccia attenzione alla lingua" (Marsh, 2001)
Non dimentichiamo comunque che la metodologia CLIL comporta attività di comunicazione autentica e non di esercizio, con un carattere di naturalezza e non di forzatura. La conseguenza più ovvia è che l'insegnante CLIL deve possedere un livello di competenza linguistica non inferiore perlomeno al livello B2 del Quadro di Riferimento Europeo.
E’ inoltre necessario tenere presente che i compiti dell'insegnante non si basano solo sulla sua competenza linguistica o disciplinare, ma anche su quella metodologica e didattica, comunicativa e relazionale.

Teniamo anche sempre presente che un bambino può avere uno straordinario potere comunicativo utilizzando solo poche parole, così si possono usare le lingue con successo, malgrado una scarsa padronanza della grammatica, una limitata conoscenza dei vocaboli o una pronuncia non perfetta.
E’ opportuno sfatare il luogo comune secondo il quale si può usare una lingua solo quando la si conosce bene, dovremmo invece utilizzare la lingua come strumento di comunicazione e apprendimento ogni volta che se ne presenti
l’opportunità.


7 - La comprensibilità dell’input
In un approccio CLIL l'input al quale gli studenti sono esposti è di due tipi:
- i materiali scritti e orali didattici o autentici;
- le esposizioni da parte dell'insegnante
Ambedue queste fonti possono risultare complesse e al di fuori della possibilità di comprensione immediata da parte degli studenti sia per la specificità del linguaggio utilizzato sia per la densità dei concetti veicolati.
Rendere comprensibili i testi di lavoro in lingua straniera diventa pertanto un punto di partenza per tutto il processo di apprendimento e costituisce il presupposto necessario perché l'approccio CLIL possa conseguire appieno i risultati sperati.
Il problema che si pone al docente è dunque quello di rendere l'input comprensibile, che non trova tuttavia soluzione nella sola semplificazione dell'input stesso, quanto nella messa in opera di opportune strategie di compensazione per renderlo accessibile.

7 a -L'input dei testi
Accanto alla scelta delle tematiche anche l'utilizzo di materiali autentici (testi, media etc.) aiuta a tenere alta la motivazione dei discenti.
I materiali vanno scelti con grande cura e attenzione tra una varietà di testi autentici.

Queste sono le caratteristiche di un "buon" testo scolastico o di altri materiali di supporto che potrebbero essere utilizzati per il CLIL:
1. la lingua dovrebbe essere accessibile alla competenza linguistica dell'insegnante CLIL, che spesso non è un parlante nativo e la cui competenza può essere compresa tra i livelli Bl e B2 del Common European Framework of Reference, e spesso non è nemmeno uno specialista della materia non linguistica (nel Teaching Team, infatti, potrebbe essere l'insegnante di lingua straniera a portare avanti le ricerche, dal momento che sa la lingua);
2. i materiali dovrebbero contenere il lessico specifico della materia non linguistica, lessico che i docenti di materia possiedono nella lingua madre, ma che molto raramente dominano in una lingua straniera, e che d'altro canto gli insegnanti di lingua straniera (compresi gli insegnanti madrelingua) non possiedono perché al di fuori delle loro competenze professionali;
3. la lingua per la gestione della classe (istruzioni, lessico per la gestione dei tasks), dovrebbe essere fornito assieme ai tasks - lingua che l'insegnante CLIL può apprendere e utilizzare per gestire la classe nella sicurezza che sia corretta e comprensibile;
4. i materiali dovrebbero contenere molti supporti visivi (diagrammi, grafici, fotografie, mappe mentali), che sono insostituibili per aiutare la comprensione di concetti e di procedure di lavoro su compito;
5. è preferibile materiale basato sull'approccio task-based a quello contenente molto testo descrittivo o esplicativo che si suppone che gli alunni debbano leggere, comprendere e riassumere o imparare a memoria (materiale cioè che persegue la costruzione di competenze attraverso il fare piuttosto che attraverso lo studio teorico e mnemonico);
6. sono molto utili una presentazione e un riassunto finale dopo ogni capitolo di ciò che vi è contenuto, al fine di chiarire gli obiettivi; questo aspetto meta-cognitivo è davvero molto utile per favorire l'apprendimento;
7. un indice e un glossario (quest'ultimo che riporti anche la pagina in cui si trova una certa parola chiave) permettono di spiegare il significato di parole tecniche tipiche della materia;
8. una sezione contenente links a siti web correlati agli argomenti proposti è molto utile sia per i docenti che per gli alunni, perché permette di approfondire gli argomenti stessi e di trovare materiali didattici supplementari;
9. un manuale per l'insegnante è desiderabile, accanto al libro di testo e ad un eventuale eserciziario, perché il docente non ancora esperto vi può trovare consigli e suggerimenti per l'utilizzo del materiale stesso;
10. un libro di testo dovrebbe essere accompagnato da materiali di supporto es.: un eserciziario con le chiavi per le risposte, posters, schede di lavoro per gli alunni o per l'insegnamento individualizzato (queste ultime di solito si trovano sui siti delle case editrici e sono scaricabili gratuitamente);
11. tutto questo dovrebbe avere un costo ragionevole, dal momento che l'insegnante CLIL ha bisogno di reperire idee da diverse fonti e le scuole spesso hanno budget limitati per l'acquisto di materiali e una certa competizione interna per la loro suddivisione tra tutte le materie.
Le pubblicazioni di altri Paesi possono essere utili sia dal punto di vista linguistico (la lingua è infatti per definizione corretta e il lessico specifico è appropriato) che culturale (il modo diverso di considerare un fenomeno storico, naturale o sociale, ad esempio, può essere di grande valore nell'ambito dell'educazione interculturale degli allievi CLIL), ma non sempre sono utilizzabili in toto dall'insegnante CLIL in contesti diversi. L’organizzazione e il contenuto di quei testi rispecchia l'organizzazione e il curricolo del Paese per il cui mercato il libro è stato pensato, e l'area in comune tra curricoli di Paesi diversi può variare molto a seconda delle materie considerate, ed essere anche molto limitata (come nel caso della geografia tra il sistema italiano e quello del Regno Unito, per la fascia d'età 11-14). In conclusione, tanti begli spunti, ma... in genere soltanto alcune pagine possono essere utilizzate, e richiedono comunque alcuni adattamenti. Questo significa, all'at¬to pratico, che non si possono comprare libri di testo per fornirli direttamente agli alunni, ma in genere soltanto come materiali di riferimento per gli insegnanti, e che si è costretti ad utilizzarli come punti di partenza e ad adattarli (con risvolti legali che pongono nuovi interrogativi e rendono in qualche modo inadeguate le attuali leggi sul copyright...).

La difficoltà di comprensione in CLIL si accentua anche per il fatto che i testi affrontati sono generalmente densi di informazioni, non sempre contestualizzati, perlopiù astratti.
II docente CLIL deve essere in grado di valutare la complessità dei testi, soprattutto dei testi autentici, tenendo conto del livello di competenza in lingua straniera dei discenti ed eventualmente procedere ad una loro didattizzazione per renderli fruibili. Questa operazione non si propone come una riduzione o una riformulazione dei testi stessi, ma piuttosto come identificazione delle possibili aree di difficoltà e predisposizione di attività di sostegno alla comprensione, senza snaturare la specificità dei testi. Costruirà così un'impalcatura di supporto funzionale alla veicolazione di contenuti disciplinari, anticipando o fornendo soluzioni ad eventuali problemi di ordine linguistico.


7 b -Interventi per facilitare la comprensione del'input
- elaborazione di materiale di supporto tramite codici non verbali (immagini, foto, grafici, schemi lucidi, diapositive, tabelle, diagrammi, schemi parole chiave, esecuzione di azioni per illustrare procedimenti ...) con l'intento di supplire alla mancanza di contesto e fornire informazioni che spesso parafrasano il testo.
Grafici e schemi servono inoltre per far emergere la struttura organizzativa dei contenuti della materia (diagrammi che rappresentano una sequenza, che indicano cause ed effetti, tabelle per organizzare dati).
Una considerazione particolare merita l'uso delle mappe concettuali che risultano particolarmente interessanti in ambiente CLIL perché raggiungono un doppio scopo: quello di evidenziare i nessi concettuali che regolano il contenuto (nessi causali, sequenze temporali e spaziali, gerarchizzazione e classificazione di categorie), nonché quello di rappresentare e fissare un lessico di base costruito intorno a parolechiave che individuano l'essenza stessa della disciplina. Quante più relazioni una mappa concettuale riuscirà a far emergere dai materiali da apprendere, tanto più essa risulterà significativa sia sul piano degli apprendimenti disciplinari sia su quello degli apprendimenti linguistici.
Il supporto visivo è di grande utilità per lo studente per aiutarlo nella comprensione dei testi, ma anche nel momento in cui espone la sua rielaborazione dei contenuti.
In questa fase si possono introdurre anche elementi linguistici considerati fondamentali per la comprensione successiva

- lettura analitica, fornendo sostegni di vario genere: quesiti a margine del testo per aiutare gli studenti a fare collegamenti tra i contenuti, interruzione della lettura per fare delle anticipazioni su ciò che segue allo scopo di creare delle aspettative, offerta di micro-sintesi da completare a margine del testo, richiesta di sottolineare i concetti nodali o di identificare lo schema dell'argomentazione o ancora di costruire una mappa concettuale del testo, fornire una versione più breve e semplificata (orale o scritta)

(prossimamente verranno pubblicati esempi di "semplificazione" di testi.)

DERIVE ESILARANTI

Riguardo al post "COMMISSIONE EUROPEA - nuovo quadro strategico per il multilinguismo", riporto un commento inviatomi da una collega.

"Un importante documento che dovrebbe essere parte integrante del curriculum scolastico, così da procedere in avanti nel contesto di integrazione dell' Italia in Europa....e magari anche per evitare derive esileranti"
Allego un video "significativo" :-)

Altro commento da parte di una collega inglese:

"I don't think it is the tipical italian accent ....but it's really funny!!!! :-)"

LECCO - COSO CLIL DI 1° LIVELLO - a


Giovedì 14 gennaio, a Lecco si è tenuto il secondo incontro del corso CLIL di primo livello, destinato agli insegnanti di L2 della Scuola Primaria della provincia.
Ecco alcuni punti affrontati nell’incontro:
1- le motivazione che hanno portato alla nascita del CLIL
La prima motivazione molto sentita risale alla firma del Trattato di Maastricht (Trattato sull’Unione Europea che risale al 7 febbraio 1992 ed entrato in vigore il 1° novembre 1993) e che vuole fortemente favorire la libera circolazione nell’Unione delle persone, e non più solo delle merci, per motivi di studio, turismo e lavoro. Questa motivazione va inquadrata nella realtà sociale e lavorativa del periodo; nel 1994 la disoccupazione media nell’Unione raggiungeva il 10,5%, con punte del 16,6% in Finlandia, quindi muoversi poteva offrire la possibilità di occupare posti liberi di lavoro in territori diversi dal proprio.
Ovvio che, parlando la lingua del Paese ospite, si può avere maggiori possibilità non solo di trovare lavoro, ma anche di trovarne uno maggiormente qualificato.
Altra motivazione, con un risvolto più “sociale”, era quella di favorire l’integrazione sociale tutelando l’ambiente, il patrimonio culturale e la convivenza di comunità diverse per lingua e tradizione.
Un problema si pose presto: dove iniziare a promuovere e a “costruire” questa integrazione?
Ovviamente perché non nella scuola?
Per far ciò, cioè per aumentare la conoscenza verso le lingue comunitarie, non sarebbe bastato il monte ore al momento a disposizione; d’altro canto non si poteva neppure sottrarre tempo ad altre materie curricolari né tantomeno stravolgere i curricoli scolastici degli stati membri espandendo all’infinito le ore dei curricoli stessi.
2- l’illuminazione
Qui avvenne l’illuminazione, che si trova nella proposta contenuta nel Libro Bianco Istruzione Formazione del 29 novembre 1995 che così riporta: “It could even be argued that school pupils should study certain subjects in the first foreign language."
Questa era l’intuizione e il compromesso: le materie, o parte di esse, sono insegnate attraverso una lingua straniera con un doppio scopo, cioè l'apprendimento del contenuto, e l'apprendimento simultaneo della lingua 2, in altri termini si tratta di usare le lingue per imparare, al fine di imparare a usare le lingue.
3- Presidenza Lussemburghese
Nella conferenza organizzata dalla Presidenza lussemburghese dell'Unione europea nella quale si sono discussi gli sviluppi dell'apprendimento integrato di lingua e contenuto (CLIL), è stato affermato quanto segue: "Gli stati membri sono invitati a porre in atto la conclusione della presidenza lussemburghese concernente l'apprendimento integrato di lingua e contenuto, inclusa una maggiore sensibilizzazione sui vantaggi di tale approccio, e lo scambio di infor¬mazioni e documentazione scientifica sulle buone pratiche del CLIL e sulla formazione CLIL specifica per gli insegnanti". Ciò è davvero degno di alcune considerazioni:
a- gli stati, tutti, sono invitati e quell’ “invitati” è un caldo invito, una sorta di tacita condizione indispensabile alla quale, giustamente, non ci si può sottrarre se si vuole realmente raggiungere un’Unione Europea consapevole e condivisa
b- sensibilizzare sui vantaggi dell’approccio CLIL, ne consegue che, prima di tutto, sia necessario che gli insegnanti, tutti e non soltanto quelli di L2, conoscano bene, molto bene e abbiano sperimentato la metodologia CLIL: se non si conosce e non si ha l’esperienza diretta, come si può sensibilizzare, specie sui vantaggi?
c- scambio di informazioni e di documentazione scientifica: è necessario se si vuole crescere a livello professionale. Troppo spesso ancora regna una sorta di gelosia immotivata e, permettetemi, infantile sulle nostre idee, sulle nostre intuizioni, sui nostri materiali come se, condividendoli, venissero quasi sminuiti o, ancor peggio, ci venisse tolto qualche cosa di vitalmente professionale. Non sottolineo a tal proposito la motivazione riportata, e a volte non del tutto infondata, riguardante le colleghe che “non si danno un gran che da fare e vivono un pochino di rendita del lavoro altrui” (dovremmo andare oltre e pensare al bene degli alunni, anche se lo ammetto, non sempre è facile).
Ricordiamo comunque che nel CLIL, tutto ciò che si fa deve avere un aspetto “scientifico”, si devono seguire cioè “procedure” ben determinate: non si può procedere a casaccio.
d- formazione specifica per gli insegnanti: chiunque volesse intraprendere un progetto CLIL deve impegnare del tempo per la propria formazione al fine d essere in grado di condurre un vero progetto e non solo di cimentarsi in piccoli sprazzi di insegnamento mascherati da CLIL
4- approccio pedagogico-didattico
Il CLIL è molto più che un semplice cambiare lingua di istruzione, ma è un vero e proprio approccio pedagogico-didattico e, come tale, pone delle sfide a chiunque non solo volesse comprenderlo, ma, e soprattutto, a chi volesse metterlo in pratica. Esso è un apprendimento duale, che si prefigge l’integrazione tra lingua e contenuti non linguistici, è un approccio innovativo e complesso e quindi mette docenti ed alunni di fronte a situazioni nuove e a incognite a diversi livelli.
Da tutto ciò ne deriva che è indispensabile mettere a punto una metodologia adatta e la metodologia è da sempre ritenuta l’elemento chiave per la riuscita del CLIL.
5- la metodologia
Per la complessità o la possibile difficoltà di comprensione e di uso della L2 come veicolo di trasmissione, in un approccio CLIL appare necessario pensare ad un approccio che esca dagli schemi di una didattica tradizionale, basata quasi essen¬zialmente sulla lezione frontale, e ricorrere a strategie che coinvolgano attivamente lo studente. Scrive Marsh "L'apprendimento simultaneo di una lingua e di una disciplina richiede un approccio pedagogico diverso, benefico sia per l'apprendimento della lingua che per l'apprendimento delle discipline non linguistiche."
Il CLIL richiede uno svecchiamento della della didattica tradizionale.
Se ci pensiamo solitamente l’insegnante espone, spiega e, nel migliore dei casi (giusto per rendere un po’ più viva la lezione), svolge esperimenti e al discente viene chiesto di ascoltare, capire, esercitarsi e poi esporre ciò che ha capito, quasi come se debba, con il suo apprendimento, gratificare l’insegnante e rivestire una sorta di ruolo di ricettore passivo
Nel CLIL E’ necessario che il docente coinvolga gli studenti sia dal punto di vista cognitivo che affettivo. Egli dovrebbe rinunciare alla propria centralità e uscire dalla logica della sola lezione frontale per assumere un ruolo di facilitatore che favorisce e sostiene l’apprendimento, organizzando ambienti di apprendimento.
Non dimentichiamo che un apprendimento diventa significativo quando viene acquisito in modo attivo e personale, quando genera interesse e motivazione e approda a competenze metodologiche trasferibili, che, sottolineo, non si acquisiscono per trasmissione, ma si costruiscono. Scontato è che le scelte effettuate dei docenti per cambiare le loro pratiche metodologiche devono variare a seconda dei contesti, l’importante è che non si corra mai il rischio di considerare il CLIL come una lezione di L2 mascherata da disciplina.

CLIL

Il 14 dicembre scorso, a Lecco, ha preso il via un corso CLIL di primo livello, che vedrà impegnati 16 insegnanti di Scuola Primaria.
Su questo blog pubblicherò alcuni passi del corso, nella speranza di avvicinare quanti più insegnanti possibile a questa metodologia che ormai si sta diffondendo in tutta Europa.
Il corso è riservato ai docenti di Scuola Primaria, ma gli spunti sono adatti anche agli altri ordini di scuola (Scuola Secondaria di Primo e Secondo Grado).
Se qualcuno ha esperienze a riguardo e volesse condividerle, può scrivermi, al modo di offrire quante più occasioni di crescita professionale possibili.
Anche chi avesse domande, dubbi, quesiti può tranquillamente scrivere: cercherò di rispondere a tutti.
Il primo incontro ha visto una presentazione generale in lingua inglese sulla metodologia CLIL, temi che troveranno sviluppo negli incontri successivi e dei quali troverete via via le dispense in questo blog.
I temi saranno i seguenti:
-
il percorso storico e le motivazioni che hanno portato alla nascita del CLIL
-le difficoltà dovute all’utilizzo della lingua straniera e le eventuali strategie per ovviare a questo problema
-l’autenticità degli input
-come reperire e rendere accessibili i vari materiali autentici
-come individuare buone pagine web dove attingere materiali in L2
-la metodologia specifica
-il format CLIL
-esempi concreti di progettazione

Ribadisco ancora la necessità di avere un riscontro da parte di chi leggerà il materiale pubblicato. Ciò mi aiuterà ad aggiustare il tiro laddove ce ne sarà necessità e potrà aiutare positivamente tutti noi docenti che siamo sempre alla ricerca di nuovi materiali e stimoli per non fossilizzarci nella ripetizione di lezioni sempre uguali a sé stesse e per nulla stimolati, sia dal punto di vista professionale che da quello degli apprendenti.
GRAZIE sin da ora.

Choose your language

Cerca nel blog l'argomento che ti interessa